Nel gennaio del 2019, l'OMS ha emesso sei raccomandazioni fondamentali sulla cannabis. Tra queste, la rimozione della cannabis dalla Tabella IV della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961 è stata la più significativa. Questa tabella elencava sostanze considerate "particolarmente dannose" e con "valore medico estremamente ridotto". La cannabis è stata invece proposta per essere inclusa nella Tabella III, riservata a sostanze terapeuticamente utili con basso rischio di abuso. Inoltre, l'OMS ha raccomandato la rimozione del THC dalla Convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971, collocandolo nuovamente nella Tabella I del 1961.

Dopo vari confronti, si giunse al termine in data 2 dicembre 2020, in cui gli organi dell'OMS, tra cui ECDD (Expert Committee on Drug Dependence) e CND Commission on Narcotic Drugs, si interfacciarono con i rappresentanti MONDIALI di ogni stato, e si votò riguardo le sei raccomandazioni per "rivedere" la ristretta classificazione della cannabis. Di sei raccomandazioni, solo una passò, infatti, il 2 dicembre 2020 rimane un giorno storico: la cannabis e la resina di cannabis vennero cancellate dalla tabella IV Convenzione Unica sugli Stupefacenti del 1961. Come menzionato inizialmente, l'inserimento della cannabis e resina di cannabis in tabella IV della Convenzione del 1961 classificò entrambe ai tempi come "particolarmente dannose" e con "valore medico estremamente ridotto". Di conseguenza, con la cancellazione da questa tabella si riconobbe il potenziale medico a livello MONDIALE.

La revisione della classificazione della cannabis riconosce non solo le sue proprietà medicinali, ma anche l'importanza di facilitarne l'accesso per scopi terapeutici e di ricerca. Tuttavia, la cannabis rimane inclusa nella Tabella I della Convenzione, che include sostanze con importanti applicazioni mediche ma che richiedono misure di controllo rigorose per prevenire l'abuso e l'uso non medico. Infatti, anche se cancellata dalla tabella IV, la cannabis rimane sempre in tabella I della Convenzione del 1961. Cosa vuol dire? Gli unici impieghi ammessi sono a scopo medico o di ricerca. Tutti gli altri impieghi sono proibiti.

Questo equilibrio tra regolamentazione e accessibilità riflette un cambiamento significativo nella politica internazionale sulla cannabis, spingendo i governi a rivedere le loro leggi nazionali per allinearsi con questa nuova visione globale.

In Italia, l'uso medico dei cannabinoidi è stato legalizzato nel 2007, seguito da un progetto pilota per la produzione nazionale presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, culminato nel successo nel 2016. L'Italia ha anche introdotto Leggi Regionali per il rimborso dei cannabinoidi dal 2012, facilitando l'accesso ai pazienti. Nonostante la produzione nazionale, l'Italia continua ad importare prodotti a base di cannabis, principalmente dall'Olanda e da altri importatori autorizzati, a causa delle restrizioni burocratiche sulle importazioni di farmaci contenenti sostanze controllate.

Il panorama italiano riflette una crescente accettazione e regolamentazione della cannabis, con riforme che supportano sia l'uso medico che l'industria della canapa industriale, contribuendo a un mercato stimato in 45 milioni di euro nel 2017, che potenzialmente potrebbe essere molto superiore ad oggi.